Ricercamy: Behind the Scenes

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Intervista al Ceo di Ricercamy Vittorio Nascimbene

Quello che sto per proporvi è un behind the scenes del tutto inusuale, ossia quello di una giovane Recruiter che mossa dalla curiosità e dal desiderio di imparare da chi ne sa più di lei, per esperienza e competenza, sceglie di attraversare la piramide gerarchica dei ruoli per arrivarne direttamente al vertice: al suo CEO.

Mettetevi pure comodi. Di seguito, la mia intervista al fondatore di Ricercamy: Vittorio Nascimbene.

 

“Quando ha stabilito di voler diventare un Ceo e precisamente qual è il momento in cui ha sentito di voler fondare Ricercamy?”

-Facendo questo lavoro dal 2002 , dopo alcuni anni da consulente, mi son reso conto che quello che vedevo –in termini di attivi all’interno delle società di ricerca e selezione e delle agenzie per il lavoro in cui ho lavorato, era perfezionabile dal mio punto di vista, pertanto dopo più di un decennio nel ruolo ho preso coraggio e ho aperto un società di ricerca e selezione del personale, mettendo in pratica quello che avevo maturato nella mia mente durante tutti quegli anni. E’ chiaro che non è stato possibile fare sin da subito tutto! Alcune delle cose sono arrivate con il tempo, altre non sono ancora arrivate, ma sicuramente ho avuto la libertà di poter agire, sbagliare, cambiare direzione e in caso di errore poterla modificare. In sostanza ho fatto quello che non hanno fatto altre società di ricerca e selezione cioè sperimentare soluzione nuove in un mercato che è rimasto sempre simile a se stesso.

“Qual era l’obiettivo iniziale di Ricercamy?”

-Offrire alle aziende un modo diverso di approcciare la ricerca e selezione del personale. Quello che avevo in mente allora non è quello che è diventata oggi l’azienda, nel senso che c’è stata un’evoluzione in itinere, raccogliendo i feedback dei clienti, dei candidati e del mercato in generale, e maturando con questa esperienza la consapevolezza che anche grazie alla tecnologia oggi è possibile svolgere questo lavoro in modo molto differente: più trasparente, più veloce, più economico rispetto a quello che si poteva fare solo pochi anni fa. Quello che mi fa piacere e dall’altro mi preoccupa è che molte società del settore non sono minimamente cambiate in questi anni e ad oggi questo è uno dei settori più statici mentre tutto intorno, con la tecnologia, sta cambiando. Basti pensare al FinTech, alle cose che usiamo quotidianamente per comunicare, ai social network. Solo 10 anni fa erano totalmente inesistenti. In questi anni le società di ricerca e selezione del personale non hanno modificato il loro modus operandi. L’idea è quindi quella di offrire un servizio qualitativo, veloce ed economico.

“Qual è stato il passo più difficile da compiere durante l’esistenza di Ricercamy?”

-È stato quello di creare un’identità propria perché quando percorri strade nuove non sempre il mercato è pronto a reagire positivamente o apprezza quello che tu vuoi proporgli. Ci son voluti vari tentativi prima di arrivare a quella che è la nostra attuale offerta: organizzazione, struttura, posizionamento economico, metodologia di lavoro e credo che il tutto continuerà a cambiare nel tempo perché questo è un mercato che cambia in generale. E’ un periodo storico in cui si deve cambiare per sopravvivere.

“Chi fonda un’azienda ha l’obiettivo di renderla un’azienda di successo. Quali sono i parametri per misurare il successo?”

-Il successo dipende dal tuo Roi, cioè dal ritorno dell’investimento. Non è soltanto una questione di conto economico che è sicuramente importante ma è un Roi personale… una soddisfazione relativa al fatto che quello che fai e i risultati che produci siano gratificanti per tutti gli stakeholders del processo. L’obiettivo è quello di vedere le persone soddisfatte e penso che in parte ci sono riuscito, se penso alle centinaia di candidati che hanno trovato lavoro, alle centinaia di aziende con cui lavoriamo e alle persone con cui collaboro quotidianamente e di cui sono orgoglioso.

“In caso di problemi sul posto di lavoro i dipendenti chiedono aiuto al loro Ceo. In caso opposto, il Ceo a chi chiede aiuto?”

-“E’ la solitudine dei numeri… uno” (ride). Il Ceo deve avere il coraggio di ammettere quando sbaglia e avere il coraggio di confrontarsi con le persone con cui lavora, avere la lungimiranza di ascoltarle sempre anche quando pensa di far bene. Questo è l’unico modo che si ha per continuare ad andare avanti, migliorarsi, essere più efficaci, soprattutto quando non si ha un socio o una spalla su cui piangere o ridere.

“Ricercamy è caratterizzata da un team di professionisti specializzati in diversi settori con l’obiettivo di offrire alle aziende clienti i professionisti più competenti in base all’area di interesse. Su cosa è stata e viene basata la scelta del team di Ricercamy?”

-Le persone che compongono Ricercamy devono essere persone capaci relazionarsi con le persone, che siano clienti, candidati o colleghi. La prima dote è quindi una capacità relazionale. Poi a seconda del ruolo che ricoprono devono avere attitudini commerciali, sensibilità alla selezione o fantasia per scovare e trovare candidati migliori tramite l’Head Hunting. La prima e vera qualità è quella di essere empatici, la capacità di creare relazioni a tutti i livelli. Questo è l’unico modo per fare questo lavoro al meglio.

“Come affronta Ricercamy la Digital Trasformation?”

-La digitalizzazione fa parte del nostro Dna. Quando siamo nati, nel 2012, abbiamo iniziato a proporre una metodologia che prevedesse la condivisione in cloud del lavoro, con lo smart working… aspetti di un’epoca in cui pochi sapevano cosa volessero dire. Oggi continuiamo in questa direzione fermo restando che ci piace sperimentare, provare soluzioni nuove, che siano non solo all’avanguardia dal punto di vista tecnologico ma efficaci dal punto di vista pratico. Vale a dire che devono dare un beneficio a noi che lo utilizziamo, ai nostri clienti e alle persone con cui entriamo in contatto. Ovviamente con la digital trasformation incombe sul mercato portando all’esistenza di nuove figure professionali e il nostro vantaggio è quello di vedere profili estremamente eterogenei fra di loro, avere consulenti specializzati verticalmente nei diversi settori di riferimento, agire con il plus della caccia diretta che applichiamo sia a profili manageriali che a quelli impiegatizi e al tempo stesso proponendo uno strumento customizzabile e flessibile a seconda delle esigenze. Con ciò mi riferisco al nostro file di mappatura che creiamo quando iniziamo a collaborare con le aziende su una nuova selezione.

“Qual è il vero timore di un Ceo (e del Ceo di Ricercamy)? E del fallimento? Cosa ne pensa?”

-Il mio timore, paradossalmente, è di essere troppo avanti rispetto al mercato con cui mi confronto. La paura non è quella di essere più avanti dei competitors ma quella di non essere compreso da un mercato che vede il 90% dei competitors muoversi allo stesso modo! E’ quindi difficile fare da leader della novità… di una metodologia nuova e di un approccio nuovo alla ricerca e selezione. Quello che mi conforta è che una volta che le aziende entrano in contatto con noi e vedono un modo di lavorare nuovo, si convincono della scelta che hanno fatto perché è efficace, economica, veloce e fa la differenza rispetto a quello che possono ottenere da altre società del settore o dal far da soli.

“Perché le aziende non scelgono Ricercamy come fornitore dei propri servizi?”

-Semplicemente perché non le abbiamo ancora chiamate. (ride). Credo che il motivo stia nel fatto che in alcuni casi le aziende restano ancorate a modelli che però sono ormai superati. Spesso chi non sceglie di lavorare con noi in prima battuta è perché fatica a comprendere un metodo di lavoro peculiare ma altrettanto spesso poi ritorna nel tempo a valutarlo perché si scontra con la realtà dei fatti, cioè un metodo tradizionale ormai inefficace.

“Come sarà
Ricercamy 3.0?”

-Sarà sicuramente diversa da come è stata la 1.0 e la 2.0 perché bisogna necessariamente cambiare e anche molto rapidamente. Il mercato che è in continua evoluzione anche se spesso gli attori che ne fanno parte non ne sono così consapevoli. La tecnologia è disruptive…rompe gli schemi e se non si è in grado di adottarla e renderla fruibile ai clienti probabilmente tra 5 ,6 anni non ci sarà più sul mercato odierno.

 

Un ringraziamento speciale al Dr. Nascimbene, per la disponibilità ed il tempo dedicatomi.