Molti dei dirigenti più anziani delle aziende si lamentano sempre per lo stesso motivo: i lavoratori più giovani sono viziati. Molto spesso, tali dipendenti, si rivolgono ai propri responsabili con richieste assurde ancor prima di aver dato prova delle proprie effettive capacità.
L’idea che trasmettono è quella di non voler fare la gavetta, di partire fin da subito ad un livello remunerativo alto e di meritare di più dei colleghi. Oltre ai dirigenti più anziani a pensarla così sono gli stessi colleghi con qualche anno di esperienza alle spalle, i direttori delle Risorse Umane, ecc… Per molti studiosi del fenomeno tra cui alcuni prestigiosi pediatri di fama internazionale stiamo vivendo una fase in cui i giovani non riescono a gestire la transizione verso il mondo del lavoro soprattutto per coloro che hanno sempre avuto la vita “facile” e continue gratificazioni istantanee.
Diverse ricerche dimostrano che le nuove generazioni (Net Generation) non sono pronte ad entrare nel mondo del lavoro. Qui però c’è da fare una distinzione tra laureati e diplomati. I primi infatti ricevono giudizi globalmente migliori rispetto ai secondi accusati anche di peccare nella comunicazione.
Molti dei giudizi negativi dei manager rivolti ai giovani lavoratori riguarda principalmente la sfera caratteriale piuttosto che quella professionale. Le principali critiche infatti sono rivolte all’incapacità di lavorare in squadra, alla mancanza di motivazione e di etica, alla maleducazione e alla tendenza ad arrivare in ritardo. A questo si aggiunge spesso una visione poco realistica rispetto ad una crescita professionale e all’assenza di leadership.
E i giovani?
D’altro canto i giovani lavoratori lamentano la scarsa propenzione delle aziende, anche le più grandi e strutturate, a dotare i propri dipendenti di tutti quegli strumenti che ormai fanno parte della vita quotidiana di ciascun ragazzo ed in particolare di strumenti di networking stroncando così sul nascere ogni entusiasmo ed ogni apporto alla crescita e all’innovazione. Ed è difficile capire come mai le aziende si basino su metodi di lavoro così obsoleti.
Ciò che maggiormente pesa è che si lavora in ambienti dove bisogna subire decisioni prese da altri senza avere la possibilità di scelta.
Ma questo modello di business può funzionare in un’economia guidata dall’innovazione?