Una scelta difficile

Quando arriva il momento si iscriversi alle scuole superiori si è molto inconsapevoli di quello che sarà dopo i cinque anni previsti, dopo quel lungo cammino che non porta solamente alla maturità scolastica ma a qualcosa di più importante. Cinque anni per diventare maggiorenni, per sviluppare la capacità di decidere, di fare delle scelte, di prendersi le proprie responsabilità.

Solitamente il dubbio comincia a un anno dalla fine. Cosa farò? Ci si ritrova davanti a un bivio. Quale università sceglierò? La maggior parte di noi crede che possa essere utile fare un test attitudinale per scoprire cosa è meglio per ognuno di noi, per cosa siamo più portati e cosa ci condurrà sicuramente al successo. Non so se è proprio così ma adesso voglio riflettere su un’altra questione.

Quando ero piccola, nell’età dell’adolescenza, mi ricordo che i miei genitori non facevano altro che ripetermi che io avrei dovuto studiare e conseguire una laurea, perché solo così sarei stata in grado di trovare un lavoro che fosse soddisfacente e che mi permettesse di avere un futuro quanto meno dignitoso. La scelta di tutti quelli che negli anni ottanta e novanta (questo è il periodo che mi riguarda), si ritrovano a dover fare è una e ben precisa: quale università scegliere?

Oggi il punto di vista è del tutto cambiato. Lo studio ad ogni costo non è più il monito di ogni genitore ai propri figli dopo le scuole superiori e spesso si riflette se, piuttosto che iscriversi all’università non sia più pratico e utile cercare di entrare subito nel mondo del lavoro. Le aspettative sono cambiate.

Andare all’Università è sempre stato un grosso sacrificio, sia in termini di tempo da passare sui libri sia in termini economici. Una volta un titolo di studio superiore era necessario per accedere a posizioni lavorative migliori e per partecipare ai concorsi. Ma oggi? Serve davvero a crearsi una corsia preferenziale per immettersi nel mondo del lavoro o è rimasta solo una soddisfazione personale per chi, appena diplomato, ha la fortuna di avere le idee chiare su cosa fare del proprio futuro?

Da una statistica di Almadiploma è emerso che la metà degli studenti italiani, dopo il diploma, sceglie di iscriversi all’università ma anche che in realtà tra i giovani regna una forte confusione. Il dato più significativo è stato quello secondo il quale la maggior parte di coloro che hanno scelto gli studi, se potessero tornare indietro, non lo rifarebbero.

Poi c’è una parte di giovani ragazzi che pensa che forse valga la pena di fare un sacrificio in più e studiare e lavorare contemporaneamente, per non farsi mancare nulla e non lasciare indietro nessuna possibilità. È probabile che si allunghino un po’ le tempistiche per il conseguimento della laurea ma almeno si comincia a diventare indipendenti dalla famiglia e a fare le proprie scelte.

Siamo proprio sicuri che sia così?