Quando i figli non seguono le orme del padre

Sembra incredibile la fotografia scattata dalla cgia di Mestre sulle imprese familiari italiane. Dallo studio emerge infatti che un’azienda padronale su due in Italia nei prossimi anni chiuderà perchè le nuove generazioni non vogliono seguire le orme dei padri. Se poi pensiamo che le aziende familiari sono la stragrande maggioranza delle imprese italiane questa ricerca assume un valore ancor più significativo.

Non parliamo di qualche realtà sparsa per la nostra nazione bensì di almeno 360 mila aziende su un totale di 721.000 che, a breve, saranno chiamate al passaggio generazionale.

Sembra un paradosso, in un’epoca in cui il lavoro scarseggia, rifiutare l’azienda paterna per affrontare l’ignoto. Cosa spinge i nostri giovani a fare questa scelta? Innanzitutto bisogna dire che il fenomeno riguarda soprattutto le aziende con 2-3 dipendenti al centro-sud Italia. Tali contesti al momento soffrono di scarsa redditività che spinge le nuove generazioni a valutare l’ipotesi di affacciarsi ad altri paesi con economie più sviluppate, con meno vincoli burocratici e con livelli di tassazione più accettabili.

Tale situazione però non spiega tutto. Di sicuro c’è una minore propensione delle nuove generazioni al sacrificio. Lo stesso sacrificio che ha decretato il successo dei loro padri nel secondo dopoguerra. C’è il desiderio, inoltre, di raggiungere titoli di studio più elevati, procastinando quindi il passaggio generazionale.A tutto questo spesso si aggiunge la volontà dei genitori di vedere i propri figli realizzati in altri contesti professionali.

Qualche giovane invece non vede l’ora di poter portare all’interno di contesti molto spesso poco votati alla tecnologia, tutte le sue competenze e passioni per trasformare un business locale e limitato, attraverso l’e-commerce o l’introduzione di nuovi macchinari più evoluti e flessibili. In base all’assunto che “I padri hanno inventato il prodotto, i figli sanno commercializzarlo”.

Vittorio Nascimbene