In Italia un lavoratore su due non è soddisfatto del suo lavoro. Il dato, in calo di 8 punti rispetto al 2008, trova grosse diseguaglianze tra settore pubblico e privato: i dipendenti pubblici mostrano un ottimismo maggiore rispetto ai colleghi sel settore privato.
L’indagine è stata svolta in sei nazioni europee: Francia, Belgio, Spagna, Italia, Germania e Regno Unito, fa parte della sesta edizione del Barometro Edenred-Ipsos “Benessere e motivazione sul posto di lavoro”.
Il primo dato che salta all’occhio è la discrepanda tra nord e sud d’Europa. I più appagati dal proprio impiego sono, in ordine, belgi (77%), tedeschi (74%) ed inglesi (63%). Solo il 23% è fiducioso nel domani e ritiene di avere buone possibilità di poter trovare un impiego all’altezza dell’attuale, e di questi la maggior parte sono lavoratori over 40.
Gli italiani e gli spagnoli hanno dato dei riscontri differenti: il 39% dei connazionali e il 55% degli iberici hanno come primo obiettivo il mantenimento del posto fisso, forse anche in consederazione delle novità che potrebbero essere introdotte dalla riforma del lavoro Fornero. Altra questione fondamentale è il potere d’acquisto dei salari ritenuto insoddisfacente in relazione al costo della vita. Infatti, ben il 74% degli italiani, il 68% dei francesi e il 64% degli spagnoli reputa il proprio stipendio inadeguato rispetto al generale rincaro dei prezzi. Tutti i dipendenti pubblici,a prescindere dal Paese, mostrano invece una maggiore fiducia nel futuro.
Ma anche fra i manager europei il tema centrale delle lamentele è rappresentato dalla discrepanza tra salari e costo della vita, per cui aumentano le richieste di un maggior allineamento. L’aumento della disoccupazione è un dato condiviso da tutte le nazioni europee, purtroppo l’Italia insieme ad altre ne risente in modo particolare. A pagare il prezzo più alto sono i giovani i cui tassi di disoccupazione sono incrementati dell’80% nelle economie avanzate. Le conseguenze negative di questo andamento si ripercuotono sulle società, che sviluppano basse aspettative per il futuro e, in alcuni contesti, vedono aumentare il pericolo di disordini sociali.