GAP YEAR? NO GRAZIE!

Leggo sul Sole 24 Ore di qualche giorno fa il quesito posto da un lettore del quotidiano sull’opportunità o meno di far fare alla figlia un “Gap Year” ovvero un anno di stop tra la maturità e l’iscrizione all’Università.

La risposta dei redattori di via Monte Rosa mi trova al quanto sorpreso.
Il suggerimento infatti e’ quello di valutare favorevolmente tale tipologia di anno sabbatico poiché potrebbe essere d’aiuto, dicono loro, a superare le iscrizioni affrettate o poco convinte.

Io penso che:

⁃ hai avuto anni per scegliere il tuo percorso di studi universitari, non saranno alcuni mesi passati a lavare i piatti in un ristorante di Londra a chiarirti le idee

⁃ questo mondo del lavoro è estremamente competitivo con una disoccupazione giovanile che sfiora il 40% non c’è davvero bisogno di arrivare sul mercato del lavoro un anno dopo i tuoi colleghi migliori

Certo, fare esperienze “umanitarie” in remoti villaggi africani potrà aiutare la nostra coscienza, ma difficilmente renderà il curriculum più appetibile. E’ possibile sicuramente fare del volontariato mentre si studia, magari la sera o nei weekend.

Neanche la scusa dell’appendimento linguistico regge alla prova dei fatti. Avere un ottimo inglese può aiutare a trovare occupazione, ma non se ritarda l’ingresso nel mondo del lavoro di 12 mesi. Per imparare bene una lingua si può seguire un percorso di studi all’estero durante i mesi estivi o scegliere il programma Erasmus che dà la possibilità a uno studente europeo di studiare in un paese straniero o effettuare un tirocinio in un paese dell’Unione per un periodo che va dai 3 ai 12 mesi.

Peggio ancora è dilatare le tempistiche tra il conseguimento della laura di primo livello e quella specialistica.

Quindi, poche storie! Terminate gli studi nei tempi giusti ed entrare il prima possibile nel mondo del lavoro.

Vittorio Nascimbene