Per il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano la disoccupazione giovanile è “il problema più grave che abbiamo“. Certo, lo sappiamo, questa crisi ha acutizzato un fenomeno tipico dei mercati del lavoro più fermi d’Europa e quindi anche dell’Italia. In un paese come il nostro dove si va in pensione sempre più tardi e c’è diffidenza ad assumere chi ha meno di trent’anni perchè si ritiene che non abbia esperienza (e molto spesso questa presunzione corrisponde al vero), è difficile che un datore di lavoro offra un’opportunità professionale a chi ha un curriculum fatto di sole esperienze accademiche.
Primo errore: nessuna esperienza professionale duranti gli studi. I nostri ragazzi, molto spesso troppo coccolati e viziati, quando studiano all’università “è meglio che facciano solo quello“. I genitori preoccupati per i rendimento scolastico dei loro figli scoraggiano gli stessi dall’affrontare il mondo del lavoro, anche per le mansioni più semplici e meno impegnative, perchè temono che i tempi della laurea si allunghino.
Ma quand’anche i genitori lascino la libertà di disporre del proprio tempo libero come meglio credono, i giovani virgulti di questo inizio di millennio non trovano di meglio che passare la maggior parte di quel tempo con fidanzate e amici. Sarebbe buona cosa impiegare parte di quel tempo per evitare il secondo errore: non parlare fluentemente almeno una lingua straniera.
Si dirà, “i giovani d’oggi sono fatti così“, ma almeno il tempo libero lo dedicano ad approfondire la loro conoscenza tecnologica usando al meglio le potenzialità dei social network. Balle! Niente di più falso, infatti.
Saper chattare su Facebook non è sufficiente per trovare un lavoro e tanto meno per fare carriera. Moltissimi giovani, infatti, non sono per niente avvezzi alla tecnologia. Conoscono a malapena cos’è LinkedIn, ma se andiamo a vedere i loro profili c’è da mettersi le mani nei capelli: poche descrizioni confuse, nessuna valorizzazione del percorso di studi, spesso e volentieri sono presenti anche errori di battitura. Infine, come dicevamo, c’è la grossa carenza delle lingue straniere.
Il terzo errore, quindi, è credere che basti cliccare su qualche “mi piace” per trovare la propria dimensione professionale.
No non è così semplice.
Bisogna fare esperienze lavorative durante gli studi, per far capire a chi ci seleziona che siamo abituati al sacrificio, all’organizzazione, alla disciplina, al rispetto degli orari, a lavorare per obiettivi, ecc…
Bisogna leggere e anche tanto. Uno o meglio due quotidiani tutti i giorni, un libro alla settimana (e non mi riferisco ad “I love shopping”). Le aziende hanno bisogno di persone che possano comprendere cosa succede nel mondo e di conseguenza dare il proprio contributo alla crescita del business.
Bisogna saper usare tutti gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione. Chi ha meno di trent’anni non dovrà mai dire: “Ma io non sono tecnologico“. Le competenze tecnologiche non sono una scelta sono parte integrante della propria preparazione e un’azienda, qualsiasi azienda, non può più farne a meno.
Quindi se siete giovani e volete trovare un lavoro cominciate a lavorare sulle vostre lacune e vedrete che le aziende non potranno più fare a meno di voi!