Lavorare divertendosi

Per come lo intendiamo oggi il lavoro è quanto di più lontano si possa immaginare dal divertimento. Le aziende fatte spesso di ultracinquantenni non capiscono quando un giovane alla prima esperienza nel mondo del lavoro dice che l’ambiente professionale dovrebbe essere più divertente e stimolante di come lo è sempre stato.

Per i dirigenti più aziani vale la distinzione tra lavoro e vita privata. Separando nettamente le ore di lavoro dal divertimento che deve necessariamente iniziare dopo l’orario d’ufficio, oppure ci si diverte una volta arrivati alla pensione (forse…) dopo quarant’anni di lavoro.

Per le nuove generazioni, invece, è inconcepibile lavorare senza divertirsi. Ce lo insegnano le grandi aziende della net generation come Google, Youtube o Microsoft che hanno scelto di essere completamente trasparenti: orario di lavoro flessibile, buoni pasto o mensa, massaggi gratis, campi da calcio e pallavolo all’interno della struttura, nessuna restrizione di accesso a internet (sarebbe il colmo…) o ai social network.

Anche i campus aziendali di paesi in via di sviluppo quali l’India sono una sorta di campo tematico dove lavoro e divertimento si confondono. Alla Infosys, per esempio, ci sono palestre, centri yoga, cinema multiplex, banche, piste da bowling, ristoranti con 14 tipi di cucine diverse. L’offerta di servizi è talmente ampia di rivolgersi non solo ai dipendenti, ma anche ai loro parenti. In questo modo i lavoratori sono più legati all’azienda condizionando eventuali processi di cambiamento professionale.

E’ necessario dunque che le aziende ridefiniscano i loro processi e che prevedano un sistema di compensi (materiali e immateriali) adeguato per stimolari i propri dipendenti a lavorare al meglio delle proprie possibilità.