In Occidente, le donne sono presenti in una percentuale tra il 10 e il 20% nei consigli di amministrazione delle aziende. Esse sono relativamente fortunate. Un rapporto della società di consulenza di McKinsey, dimostra che le donne asiatiche sono molto più indietro.
Ad eccezione dell’Australia e Singapore la situazione delle donne nel mondo del lavoro è pressochè terribile, e non necessariamente perché i paesi interessati sono poveri. In Giappone e Corea del Sud, entrambi ricchi, le donne hanno circa le stesse probabilità di sedersi su poltrone decisionali come gli uomini di servire il tè.
Una ragione per cui così poche donne in Asia ottengono posti di lavoro di rilievo è che nella maggior parte dei paesi hanno una presenza percentuale rispetto agli uomini decisamente più bassa che in Occidente, dove il tasso di partecipazione è di circa il 60-70%. In India solo una donna su tre ha un lavoro impiegatizio, diversi milioni lavorano infatti nelle aziende agricole e nelle imprese familiari. L’istruzione, inoltre, è troppo differente dall’uomo. Nel 2009-10 solo il 10-15% degli studenti iscritti ad Istituti d’elite indiani erano di sesso femminile.
I motivi più comuni indicati sono molto simili all’Europa: il doppio carico di lavoro e responsabilità familiari, la richiesta di molti posti di lavoro di alto livello di essere sempre disponibili e liberi di viaggiare. In Asia, un ulteriore ostacolo è la mancanza di servizi pubblici a sostegno delle famiglie, come la cura del bambino.
Quindi si tratta di attendere che l’Asia raggiunga i livelli dell’Occidente? Secondo il già citato rapporto McKinsey non è così semplice. Dopo aver studiato 744 grandi imprese e interrogato 1.500 dirigenti in dieci paesi asiatici, si è giunti alla conclusione che, a differenza dei loro omologhi occidentali, i dirigenti asiatici non sono molto interessati all’argomento “diversità di genere” come ad una priorità strategica.
Ci sono poi aziende come Shiseido, società di cosmetici giapponese, e Cisco, azienda di tecnologia americana, che traggono beneficio dal sessismo asiatico, in quanto è più facile reclutare le donne valide quando i loro compatrioti le ignorano.
Uno studio condotto nel 2011 dal cacciatore di teste Heidrick & Struggles ha scoperto che un terzo dei dirigenti asiatici è preoccupato di essere in grado di attrarre e trattenere il personale di cui avranno bisogno nei prossimi due anni. Le donne potrebbero contribuire a colmare il divario.
Citando studi che suggeriscono che le imprese con più donne ai vertici hanno un rendimento migliore, il rapporto McKinsey invita le imprese asiatiche a fare di più per sfruttare il talento femminile. Sarà particolarmente duro, ma in cinque-dieci anni potrebbero farcela.