CORTE DI CASSAZIONE – SENTENZA N. 13057 DEL 31 MARZO 2016

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La Corte di Cassazione ha recentemente emesso una sentenza con la quale condanna l’intrusione nella posta elettronica aziendale protetta da una password personalizzata.

Ai sensi dell’art. 616 del codice penale (denominato “Sottrazione, violazione e soppressione della corrispondenza“),  l’accesso ad una mail anche aziendale dotata di password, da parte di un soggetto diverso dal titolare costituisce un reato punibile in sei mesi di reclusione oltre al risarcimento dei danni a favore della parte civile.

L’imputato, il responsabile dell’Ufficio di Polizia Provinciale di Bologna, era ricorso in Cassazione sostenendo che la casella di posta elettronica in cui era entrato era una casella dell’ufficio alla quale era possibile accedere anche senza password personale

I Giudici della Suprema Corte non hanno accolto tale motivo di ricorso e hanno affermato che la presenza, nella casella di posta elettronica aziendale del lavoratore, di una password personalizzata, rivela la volontà dell’utente di farne uno spazio riservato e, di conseguenza, l’accesso abusivo da parte di soggetti terzi costituisce reato di natura penale.

I datori di lavoro quindi farebbero bene ad attenersi all’indicazione che emerge da questa sentenza nel momento in cui volessero valutare la possibilità di accedere al contenuto della casella di posta elettronica di un loro dipendente.

 

Vittorio Nascimbene