L’Italia mette in fuga i suoi imprenditori

In questi tempi di crisi, sono sempre più numerosi gli imprenditori italiani che decidono di trasferirsi all’estero. Secondo la recente ricerca prodotta dallo studio di Unimpresa, molti imprenditori, nel pieno della bufera internazionale, si sono trovati ad un bivio: chiudere o continuare le loro attività fuori dai confini nazionali, dove un contesto economico assai diverso favorisce l’insediamento di nuovi impianti industriali.

La maggior parte di loro “fuggono” per salvarsi da un’Italia che li opprime, soprattutto,  in termini di tassazione sull’attività produttiva e sui redditi personali, ma anche per la carenza di infrastrutture logistiche adeguate, la scarsa detassabilità degli investimenti in ricerca e sviluppo e le difficoltà di accesso al credito.

Svizzera, Slovenia, Austria e Olanda: sono tra le mete preferite dagli imprenditori italiani che stanno “strappando” all’Italia pezzi rilevanti della produzione industriale e dell’economia italiana. Questo fenomeno iniziò a registrarsi qualche anno fa, ma a causa della crisi e della recessione ha subito recentemente un’improvvisa accelerazione, infatti l’emigrazione prima ha preso il via con alcuni grandi gruppi industriali ed ora interessa anche realtà nel settore delle PMI.

Per comprendere meglio la situazione, riportiamo alcuni dati: in Italia la tassazione media sugli utili di impresa si aggira intorno al 31,4% contro il 20% della vicina Svizzera, il 18% della Slovenia e il 10% della Bulgaria. Se poi alla tassazione degli utili si aggiunge quella sul lavoro, si registra un carico fiscale complessivo del 68,6% dei profitti commerciali, rispetto ad una media europea del 44,2% e del 47,8% mondiale. La scelta è pertanto quasi obbligata.

Per fare un esempio concreto, abbiamo scelto di prendere in considerazione uno dei Paesi maggiormente ricettivi per gli imprenditori italiani: la Svizzera. In questo Paese, oltre ad una maggiore convenienza fiscale, gli imprenditori hanno una serie di benefit aggiuntivi, come una logistica integrata efficiente, data da un sistema ferroviario intermodale; un costo della ricerca più basso, fondamentale per le imprese innovative; un cuneo fiscale che permette agli imprenditori di pagare uno stipendio lordo più basso e un netto più alto ai propri dipendenti (la logica win- win); un risparmio in bolletta, perché in Italia il costo dell’energia per l’industria è più alto, quasi il doppio rispetto alla Svizzera che si avvale di energia idroelettrica e nucleare; una burocrazia efficiente che permette all’imprenditore di avere a disposizione, in sole 2 settimane, un capannone e dei documenti pronti per la firma.

Queste sono tutte realtà possibili, purtroppo, solo in Paesi diversi dall’Italia. L’unica cosa che possiamo auspicare è che vi sia al più presto una forte reazione da parte delle Istituzioni di ogni livello capace di contenere questo “esodo”.